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Channel: Eliana Favari – Pagina 294 – eurasia-rivista.org
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Nuove vie per il commercio dell’America Latina

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Quello che segue è il testo dell’intervento di Umberto Mazzei al “XII Encuentro de Economistas sobre la Globalización y Problemas del Desarrollo” tenutosi all’Habana (Cuba) il marzo scorso. Nella foto a fianco: i paesi dell’ALBA.


I Trattati di Libero Commercio – TLC – dei paesi dell’America Latina con gli Stati Uniti hanno fallito, rendendo irrilevanti i vecchi schemi di integrazione economica. L’unico incolume è il MERCOSUR. Questa situazione ha diviso l’America Latina in due fazioni:

  1. La fazione integrata con gli Stati Uniti in modo subalterno per l’export di materie prime e manodopera, con bassi compromessi e senza opzioni nella politica economica. Sono qui contemplati Messico, Cile, i pesi del Centroamerica, Repubblica Dominicana e Perù. In attesa Colombia, Costa Rica e Panamá.
  2. La fazione che integra in modo più o meno egualitario solo paesi latino-americani, con politiche economiche indipendenti. Qui figurano i 4 paesi del MERCOSUR (Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay) e quelli dell’ALBA (Bolivia, Cuba, Ecuador e Venezuela). Il fine sociale dell’ALBA permette di includere paesi legati ai TLC, come Honduras e Nicaragua.

Uno studio dell’Università di Castilla la Mancha, presentato in occasione del “XII Incontro degli Economisti sulla Globalizzazione”, a l’Havana, dimostrò che una parte dell’America Latina soffre poco la crisi perchè i suoi processi di integrazione sono “molto più trascendenti e compatti da un punto di vista commerciale dei TLC o degli accordi preferenziali con i grandi blocchi commerciali dei paesi sviluppati” 1.


Caratteristiche del commercio con gli Stati Uniti.

Le esportazioni centroamericane e dominicane riguardano beni agricoli, manodopera (maquila) tessile e materie prime. Le esportazioni cilene si concentrano in materie prime, prodotti agricoli o agroindustriali e qualche servizio. Le esportazioni messicane, oltre a tutti i precedenti, includono beni industriali metalmeccanici.

I TLC hanno accresciuto le esportazioni degli Stati Uniti fino a ribaltare un commercio precedentemente favorevole ai latinoamericani. Hanno esportato principalmente cereali e pollo, beni supportati da ingenti sussidi del governo nordamericano con i quali i produttori latinoamericani non possono competere. L’importazione di servizi è cresciuta in Cile e Messico ed anche negli altri paesi, come si evince dalla spesa in servizi pubblici dei cartelli internazionali.


Milioni di US$. Fonte: US Services Coalition.

Anno

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

Commercio di servizi del Messico con gli Stati Uniti

Importazioni

14.334

15.184

16.108

16.240

17.890

20.366

21.639

23.759

Esportazioni

11.023

10.558

11.784

12.168

13.545

14.184

14.704

15.602

Saldo

-3.311

-4.626

-4.324

-4.072

-4.345

-6.182

-6.935

-8.157

Commercio di servizi del Cile con gli Stati Uniti

Importazioni

1.439

1.302

1.187

1.089

1.151

1.316

1.539

1.756

Esortazioni

887

857

713

622

644

726

861

868

Saldo

-552

-445

-474

-467

-507

-590

-678

-888

Il commercio di servizi di Cile e Messico con gli Stati Uniti.

Analizzeremo solo il commercio dei servizi di Cile e Messico con gli Stati Uniti, perchè non troviamo una soluzione per disaggregare i valori negli altri paesi. La bilancia commerciale nei servizi è ovviamente favorevole agli Stati Uniti, in forza delle barriere commerciali che impone. E’ questo un fatto preoccupante, perchè spesso si tratta di servizi finanziari delle banche che vendono “valori” senza valore; gli stessi della frode mondiale che paghiamo tutti, meno le banche.


Il commercio di merci Cile e Messico con gli Stati Uniti.

Entrambi i paesi sono casi importanti di aumento del commercio e di bilancia commerciale favorevole. Queste includono molte esportazioni di materie prime (come rame e petrolio) i cui prezzi sono cresciuti fino al 2008, per poi scendere a valori oggi pari circa alla metà.

Cile

Commercio del Cile con gli Stati Uniti (merci)

2002 -2008.

Milioni US$. Fonte: US Census Bureau

Anno

Importazioni

Esportazioni

Saldo

2002

2.608,8

3.784,5

+1.175,7

2003

2.715,0

3.705,4

+990,4

2004

3.606,0

4.732,3

+1.126

2005

5.222,6

6.664,3

+1.441,7

2006

6.786.0

9.565,1

+2.779

2007

8.314,8

9.565,8

+ 684,0

2008

12.093,5

8.189,0

– 3.904,6

2009

9.365,3 5.950,4 3.414,9

Il Cile era la vetrina della crescita con le esportazioni, però già nel 2007 la sua bilancia commerciale con gli Stati Uniti è stata poco favorevole. Nel 2008 e 2009 fu ancora più sfavorevole. L’esportazione di catodi di rame si è attestata a $919 milioni nel dicembre 2008, circa il 50% della media dell’anno precedente ($ 1.691 milioni). Lo stesso è occorso all’industria della cellulosa, secondo settore di esportazione. Anche le importazioni si sono ridotte del 33% circa. L’economia ha smesso di crescere e secondo le stime nel 2010 si contrarrà dell’1,5%2.

Il Cile è meno vulnerabile di Messico e Centroamerica nel commercio con gli Stati Uniti, perchè lì sono dirette solo il 13% delle sue esportazioni complessive ($68 miliardi, 2009est.3). Alla Cina è destinato il 19% con un saldo favorevole (7.629 milioni, 2009) per il Cile, che compensa a dovere il deficit commerciale con gli Stati Uniti.


Messico

Commercio del Messico con gli Stati Uniti (merci)

1994 – 2008.

Milioni US$ Fonte: US Census Bureau

Anno

Importazioni

Esportazioni

Saldo

1993

41.580,8

39.917,5

-1.663,3

1997

71.388,5

85.937,6

+14.549,1

1999

86.908,9

109.720,5

+22.811,6

2000

111.349,0

135.926,3

+24.577,3

2001

101.296,5

131.337,9

+30.041,4

2002

97.470,0

134.616,0

+37.145,9

2003

97.411,8

138.060,0

+40.648,2

2004

110.835,0

155.901,5

+45.066,5

2005

120.364,8

170.108,6

+49.743,8

2006

133.978,8

198.253,2

+64.274.3

2007

136.092,1

210.714,0

+74.621,8

2008

151.220,6

215.941,6

+64.721,6

2009

128.997,7 176.537,0 +47.539,4

Il Messico è il principale partner commerciale degli Stati Uniti. Il quadro mostra il commercio delle merci con gli Stati Uniti dal 1993, anno precedente all’avvio del NAFTA.

L’economia messicana necessita di un saldo commerciale crescente e favorevole con gli Stati Uniti, unico motore della sua economia. I governi di Città del Messico non hanno promosso altri settori, per la volontà di assecondare gli interessi dell’export. E’ come giocare alla roulette russa, perchè i grandi esportatori messicani sono poco messicani: sono cartelli apolidi alla ricerca del profitto immediato a Wall Street ed in altri casinò della frivolità finanziaria. Il primo settore dell’export messicano è il metalmeccanico connesso all’automobile, che nel 2007 ha raggiunto i $52.562 milioni4. Il secondo settore sono i combustibili, con prezzi oggi mantenuti bassi dallo stesso cartello internazionale che nel 2007 – 2008 ne produsse un’ascesa senza causa visibile.

Il volume del commercio tra Messico e Stati Uniti si è ridotto a partire dal 2007. Nel 2009 le importazioni del Messico sono crollate del 21% e le esportazioni scese del 27%. La bilancia commerciale continua ad essere favorevole al Messico, però si è contratta del 41% tra il 2007 ed il 2009.

Dall’entrata in vigore del NAFTA (1994), il Messico è un satellite del mercato nordamericano, verso cui è diretto l’87% del suo export. Una dipendenza terribile. Il Canada destina l’86% delle sue esportazioni agli Stati Uniti e ne è dipendente, però preserva l’autonomia vitale di agricoltura, industria e tecnologia. Il Messico ha sacrificato le sue terre e le sue industrie al culto del libero commercio predicato da detti cartelli apolidi che hanno catturato il mondo sviluppato ed ora vogliono il resto.


Il commercio del Centroamerica e della Repubblica Dominicana con gli Stati Uniti.

Dominicani e centroamericani non hanno vincoli commerciali o politici tra di loro. L’idea di racchiuderli in un accordo commerciale è degli Stati Uniti, perchè semplifica i suoi accordi con queste economie, dal suo punto di vista appartenenti alla stessa regione ed in competizione con gli stessi prodotti nel suo mercato. E’ da notare che gli Stati Uniti hanno lasciato Haiti fuori dagli accordi.

Commercio del Centroamerica e della Repubblica Dominicana con gli Stati Uniti

2004

2005

2006

2007

2008

Paese

Imp.

Esp.

Imp.

Esp.

Imp.

Esp.

Imp.

Esp.

Imp.

Esp.

El Salvador

1.868

2.052

1.854

1.989

2.152

1.857

2.313

2.044

2.463,7

2.227,9

Guatemala

2.551

3.154

2.835

3137

3.511

3.102

4.076

3.032

4.721,0

3.450,3

Honduras

3.078

3.640

3.254

3.749

3.687

3.717

4.461

3.912

4.845,6

4.038,1

Nicaragua

592

990

626

1.180

791

1.526

890

1.604

1.093,0

1.703,7

Dominicana

4,358

4.527

4.719

4.604

5.351

4.532

6.084

4.216

6.599,1

3.975,6

Totale

12.447

14.363

13.288

14.659

16.267

14.134

17.825

14.807

19.722,4

15.395,6

Saldo

+1.916

+1.371

-2.133

-3018

-4326,8

Altro tratto in comune è di aver sempre avuto un’eccedenza commerciale con gli Stati Uniti, che controbilanciava la bassa redistribuzione delle entrate, il ridotto investimento industriale, le scarse infrastrutture e la negligenza nello sviluppo umano.

La bilancia commerciale favorevole mutò andamento con il RD-TLCCA (CAFTA) e con l’ingresso dei prodotti agricoli sussidiati dagli Stati Uniti. Il commercio è stato sfavorevole nel 2006, 2007 e 2008: El Salvador (-295; -269; -236), Guatemala (-409; -1.044; -1.271), Honduras (+30; -549; -807) e República Dominicana (-819; -1.868; -2.624 ). La perdita commerciale aggregata è stata di $-2.133 milioni nel 2006; $-3.018 milioni nel 2007 e di $4.327 milioni nel 2008. Questo saldo commerciale sfavorevole è destinato ad esacerbare in questi paesi una situazione sociale ed economica già esplosiva (Honduras docet).

L’unico paese con saldo commerciale positivo è il Nicaragua (+735; +714; +611), forte di regole più flessibili nel settore tessile, principale export (55%) verso gli Stati Uniti. Questo lo rende vulnerabile alla contrazione in corso della domanda di tessile, con la Cina come principale rivale nel settore ed il Nicaragua numero 22 della lista.

Nel 2008 Washington ha celebrato i benefici attesi, dovuti ai suoi cartelli, del saldo sfavorevole nella Repubblica Dominicana ed in Centroamerica: l’allora Segretario dell’Agricoltura Ed Schafer, ha proclamato che nell’anno 2008 sono stati infranti tutti i precedenti record di esportazioni agricole. In merito ai TLC disse: “Tutti noi abbiamo tratto benefici e quello dell’America Centrale emerge come uno dei maggiori successi di questa amministrazione [Bush] rispetto al commercio5”.

Nel 2009 le cifre peggiorano per l’America Centrale. Il commercio con gli Stati Uniti tanto nelle esportazioni che nelle importazioni si è contratto, chiaro segno dell’impoverimento interno. Il Nicaragua continua il trend favorevole, però con volumi ridotti.

Commercio R. Dominicana e Centromericana con gli Stati Uniti – 2009

CAFTA

Imp. da USA Esp. verso USA

Saldo

El Salvador

2.019,3

1.822,0

-197,3

Guatemala

3.900,7

3.137,6

-763,1

Honduras

3.384,0

3.324,0

-60,1

Nicaragua

715,0 1.611,3 896,9

R. Dominicana

5.269,9 3.328,8 -1.941,0

Totale

15.288,9

13.223,7

-2065,2

Queste cifre aggravano un malessere economico e sociale in paesi senza troppe alternative. L’importazione di prodotti agricoli sussidiati distrugge il tessuto sociale rurale, provocando un movimento migratorio verso le città di persone che sanno guadagnarsi da vivere solo con l’agricoltura. Una ricetta sicura per creare fame e violenza in paesi con grandi differenze sociali e tensioni etniche. L’elite che sposa il modello culturale nordamericano ne è inconsapevole. El Salvador è un esempio indicativo. Dal 2001 la sua valuta è il dollaro e le rimesse degli emigrati (circa 3,7 miliardi) aiutano il 22% della popolazione6. Il trionfo elettorale del FMLN7, il gruppo guerrigliero, è un rigetto pacifico dell’elite tradizionale: che accade però quando non ci sono perseguitati dalla disperazione?


Appena arrivati

Anche Colombia, Costa Rica, Panamá e Perú hanno firmato accordi di libero commercio con gli Stati Uniti. L’unico in vigore riguarda il Perú, dal 1 febbraio 2009.


Perú

Valori degli scambi del Perú con gli Stati Uniti

Perú

Importazioni

Esportazioni

Saldo

2007

4.119,8 5.271,6 1.151,8

2008

6.183,0 5.812,5 -370,5

2009

4.925,2 4.192,1 -733,1

Il Perù ha stilato un TLC solo da 10 mesi, peraltro con la crisi degli Stati Uniti già in corso, ragion per cui non possiamo riferirci all’effetto sopra questo commercio. Le voci più importanti sono il petrolio ed i prodotti da miniera (rame, oro e metalli preziosi) e qualche alimento. Il saldo commerciale, che era positivo, dal 2008 è negativo a causa dell’importazione di macchinari e personale tecnico per l’estrazione del petrolio e nelle miniere.


Costa Rica

Valori del commercio del Costa Rica con gli Stati Uniti

US$ milioni. Fonte: US Census Bureau

Costa Rica

Importazioni

Esportazioni

Saldo

2007

4.580,5

3.941,5

-638,9

2008

5.679,8

3.938,1

-1.741,8

2009

4.704,6

5.601,4 897,0

Il TLC del Costa Rica è stato approvato dal Congresso degli Stati Uniti, però non è entrato in vigore perchè alcune leggi devono ancora essere riviste. Si sono incontrate resistenze alla modifica della legge sulla Propiedad Intelectual, perchè modifica le licenze farmaceutiche e rincara la pressione sulla Salud Pública. Il Costa Rica si avvale poco della preferenza dei CBI e questo non danneggia le sue esportazioni, in quanto l’obiettivo reale dei TLC è aprire i mercati ai prodotti agricoli sussidiati, ai servizi ed agli investimenti dei cartelli che controllano gli Stati Uniti.

I valori del Costa Rica evidenziano un marcato capovolgimento nelle esportazioni nel 2009. Non si tratta di novità nel commercio del paese con gli Stati Uniti, quanto piuttosto delle modalità di conteggio delle esportazioni dell’impresa Intel, il maggior esportatore del Costa Rica. La maggiore domanda delle esportazioni dell’Intel è la Cina e le statistiche degli scambi della Cina con il Costa Rica mostrano solo una crescita. E’ possibile che questi componenti diretti in Cina oggi transitino per gli Stati Uniti.


Colombia

Commercio della Colombia con gli Stati Uniti

US$ milioni. Fonte: US Census Bureau

Colombia

Import. Esport.

Saldo

2007

8.557,7

9.433,6

+875,9

2008

11.437,3

13.093,2

+1.655,9

2009

9.457,8

11.319,9 +1.862,2

L’approvazione del TLC con la Colombia da parte del Congresso degli Stati Uniti incontra resistenze a causa dei frequenti assassini dei dirigenti sincali. Nemmeno vi sono difficoltà, perchè la Colombia adotta tutte le agevolazioni richieste dagli Stati Uniti attraverso gli accordi. Il petrolio è la principale esportazione della Colombia verso gli Stati Uniti. Le altri voci di export sono prodotti agricoli deperibili, il tessile e prodotti di estrazione mineraria. Oltre al petrolio, il modello è molto simile a quello del Centroamérica.


Panamá

Commercio di Panamá con gli Stati Uniti

US$ millones, Fuente: US Census Bureau

Panamá

Import. Esport.

Saldo

2007

3.669,2 365,2 -3.304,0

2008

4.887,3 379.1 -4.508,2

2009

4.358,0 304,2 -4.053,8

Il commercio di Panamá con gli Stati Uniti è il più assimmetrico della regione. Le importazioni sono sostanziose e le esportazioni minime. Bisogna considerare che Panamá è lo snodo della distribuzione dei prodotti nordamericani in Sud America, e dunque consideriamo la presenza di importazioni re-esportate verso altri paesi. Questo commercio tanto sfavorevole con gli Stati Uniti è controbilanciato dagli introiti derivati dai servizi del Canale di Panamá.


I paesi indipendenti della regione

Secondo lo Estudio Económico de América Latina y el Caribe, della CEPAL8, a seguito della crisi i paesi della regione hanno visto contrarsi il commercio con i partner tradizionali: Stati Uniti ed Unione Europea. Il commercio con gli Stati Uniti è ristagnato nel 2008 ed è diminuito nel 2009.

Il quadro evidenzia un’incoerenza assimmetrica nell’arbitraria politica nordamericana con Cuba. Il cartello dell’agro-alimentare nordamericano permette l’esportazione di prodotti agricoli, mantenendo invece il divieto di importare da Cuba. Per quanto riguarda la volontà di danneggiare le esportazioni cubane – in violazione di tutte le norme del diritto internazionale – c’è più coerenza criminale: si vieta in modo assoluto qualsiasi importazione di prodotti agricoli dall’isola, anche se viene incorporata a prodotti di paesi terzi.

Commercio latinoamericano con gli Stati Uniti senza i TLC; dal 2007 al 2009US$ milioni. Fonte : US Census Bureau
Anno 2007 2008 2009
Paese Import Esport Saldo Import Esport Saldo Import Esport Saldo
Argentina 5.856 4.487 1.369 7.536 7.536 -1.714 5.560 3.890 -1.670

Bolivia

278 363 +85 389 511 +122 432 505 +73
Brasile 24.172 25.644 +1.472 32.299 30.453 -1.846 26.175 20.074 6,101

Cuba

533 Bloq.

-533

712 Bloq.

-712

447 Bloq. -447

Ecuador

2.936 6.135 +3.199 3.450 9.048 +5.598 3.927 5.272 +1.345

Paraguay

1.237 68 1.169 1.610 78 -1.532 1,353 56 -1.296

Uruguay

641 492 -149 893 244 -649 744 239 505

Venezuela

10.201 39.910 +29.709 12.610 51.424 38.814 9.360 28.094 +18.735

Vi è chi ritiene che superata la crisi verranno ripristinati i vecchi schemi commerciali, ma il ragionamento non ha logica. Vi sono nuovi partner, particolarmente interessanti in quanto hanno meno ingerenza politica ed un’espansione economica tangibile. I nuovi protagonisti sono in Eurasia, l’asse del mondo da una prospettiva storica globale. I più prominenti sono Cina e Russia, la cui potenza è complementare e che sono sempre stati protagonisti decisivi.


Le nuove rotte commerciali

E’ necessario ed irreversibile che il commercio verso Cina, Russia ed altri paesi asiatici cresca, perchè stanno occupando spazi vuoti. Per il Brasile, la Cina è oggi il principale partner commerciale, gli scambi con l’India9 sono cresciuti di molto partendo da valori molto bassi, e lo stesso vale per la Russia10.

Commercio con la Cina dei paesi latinoamericani liberi da TLC 2007 – 2009US$ Milioni. Fonte: CCI Trade Map, Cina.
Paese

2007

2008

2009 (dic.. est.)

Import

Esport

Saldo

Import

Esport

Saldo

Import

Esport

Saldo

Argentina

5,093

6.334

+1.241 7,104 9.361 +2.257 3.484

4.306

+822

Bolivia

267 56

-211

415 151

264

130

125

-5

Brasile 12,618

18.542

+5.924

20,040 29,863

+9823

15,911 28,310

+12.399

Cuba

1,171 1,116

-55

1,355 903

-452

972 575

-397

Ecuador

946

141

-805

1.547

849

-698

1.003

742

-261

Paraguay

468 20

-448

764 25

-739

514

28

-487

Uruguay

626 342

-284

1.028 624

-404

794

736

-58

Venezuela

2.839

3.053

+214

3.366

6.567

+3201

2.811

4.318

+1.507

La tendenza dei paesi latinoamericani meno legati agli Stati Uniti è di incrementare il commercio con la Cina e con altri paesi dell’Eurasia. E’ un chiaro segnale della direzione che prenderà il commercio e degli attori protagonisti delle relazioni economiche internazionali al momento della fine della crisi degli Stati Uniti. I sudamericani con economie espanse e libere da legami con i TLC hanno già incrementato il commercio con la Cina – con l’eccezione del Venezuela – fino a livelli mai raggiunti dagli scambi con gli Stati Uniti.

Comercio con China de latinoamericanos bajo TLC con EEUU

2007 -2009

US$ Millones. Fuente: CCI Trade Map, Cina.

2007

2008

2009

Import Esport Saldo Import Esport Saldo Import Esport Saldo
Messico 11,718 3,265 -8453 13,866 3,690 -10.176 12,302 3,851 -8451
Cile 4,432 10,280 +5848 6,187 11,173 4986 4,935 12,564 +7629
Colombia 2,271 1,096 -1075 2,988 1,125 -1863 2,397 972 -1425
Perú 1,683 4,338 +2655 2,774 4,492 +1718 2,099 4,170 +2071
Guatemala 799 46 -753 934 12 -922 659 23 -636
El Salvador 354 5 -349 374 6 -368 258 3 -255
Honduras 274 16 -258 324 16 -308 212 51 -161
Nicaragua 213 3 -210 256 3 -253 193 3 -190
Costa Rica 568 2,307 +1739 619 2,271 +1652 538 2,646 +2108
Panamá 5,649 8 -5641 7,894 50 -7889 6,513 29 -6484
Dominicana 514 126 -388 658 146 -512 592 95 -497

Il commercio con la Cina dei paesi firmatari di TLC con gli Stati Uniti presenta grandi disparità. I paesi dell’America Centrale – con l’eccezione del Costa Rica11 – non riconoscono da 62 anni il governo di Beijing e considerano la Cina governata da Taipei. Questi paesi importano dalla Cina ma vi esportano molto poco. Altri, come Cile e Perù, commerciano più con la Cina che con gli Stati Uniti ed hanno saldi commerciali molto positivi.

Un indizio delle preoccupazioni che desta questa espansione commerciale è l’attuale campagna (infondata) che accusa la Cina di manipolare la sua valuta. Il renmimbi (yuan) è ancorato al dollaro con un cambio fisso e al posto di svalutarsi – come sostengono alcuni – ha vissuto piccole rivalutazioni. Più che temere la sua potenza di paese esportatore, gli Stati Uniti dovrebbero temerne la potenza di acquirenti, che rende la Cina influente e che crescerebbe se lo yuan fosse rivalutato.

Da poco12 il Ministro del Commercio cinese, Chen Deming, ha sostenuto che queste pressioni non risolvono il disequilibrio del commercio: per questo basterebbe che gli Stati Uniti svincolino dall’embargo la vendita alla Cina di prodotti di alta tecnologia, per ricevere miliardi di dollari dalla domanda cinese. Il Ministro Deming ha segnalato qualcosa di interessante: “Sono le imprese nordamericane delocalizzate in Cina ad inviare il 60% delle esportazioni cinesi agli Stati Uniti”. Questo implica che il renmimbi rivalutato aumenterebbe il valore in dollari delle esportazioni di investimenti in Cina e con esso il suo valore nelle borse.

E’ il tipo di incremento improduttivo per il quale, nel 2009, una dozzina di magnati della finanza hanno guadagnato con la crisi 25,3 miliardi di dollari13, mentre diversi milioni di nordamericani hanno perso la propria casa. Tra il 1990 ed il 2008 gli investimenti esteri diretti in Cina sono stati di circa 850 miliardi, così che se la Cina rivalutasse il renmimbi, ipotizziamo di un 10%, gli investitori si spartirebbero un guadagno di 85 miliardi di dollari, senza aver fatto nulla. Tutto quello che chiede e fa Washington comincia e finisce a Wall Street.

(traduzione di Pierpaolo Ciancio)


* Umberto Mazzei, politologo, ha insegnato Relazioni internazionali nelle università colombiane, venezuelane e guatemalteche. Attualmente dirige l’Instituto de Relaciones Ecónomicas Internacionales (IREI) di Ginevra.


1 Marzo 2010. Juan Sebastian Castillo Valero e Esther Aguilera Morató; “Comercio y Crisis Global: fortalezas y debilidades en Latinoamérica”.

2 http://www.indexmundi.com/chile/gdp_real_growth_rate.html

3 http://indexmundi.com/chile/exports.html

4 http://www.census.gov/foreign-trade/statistics/product/enduse/imports/c2010.html

5 Washington Trade Daily, lunedì 12 gennaio, 2009; A changeover in Agriculture.

6 Valori del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti: http://www.state.gov/r/pa/ei/bgn/2033.htm

7 Frente Farabundo Marti para la Liberación Nacional, antagonista guerrigliero nella guerra civile.

8 http://www.eclac.cl/publicaciones/xml/5/36465/2009-254-EEI-2009-Lanzamiento-WEB.pdf

9 2007: imp. $2.165 miliardi / esp. $957 miliardi; 2008: imp. $3.564 / esp. $1.102 miliardi; 2009: imp.$2.191 / esp. $3.415.

10 2007: imp. $1,7 miliardi / esp. $3,7 miliardi; 2008: imp. $3,4 / esp. $4,7; 2009: imp. $1,4 / esp. $2,9.

11 Il Costa Rica ha riconosciuto il governo di Beijing nel 2008.

12 Washington Post, 22 marzo 2010. “China’s commerce minister: U.S. has the most to lose in a trade war”

13 New York Times, 31 marzo 2010. Pay of Hedge Fund Managers Roared Back Last Year. I magnati comprarono a buon mercato le azioni delle banche colpevoli, sapendo che Washington avrebbe regalato loro 1,5 bilioni (trilioni) di denaro dei contribuenti. Le azioni sono cresciute in borsa comprate con questi stessi soldi.

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